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Massimo Teglio

Massimo Teglio, ebreo genovese, ex pilota viene ricordato come la “primula rossa“, per le sue attività in favore dei perseguitati ebrei, profughi stranieri e italiani, durante la seconda guerra mondiale.
Teglio lavorò a fianco dell’Avvocato Lelio Vittorio Valobra, presidente della DELASEM, l’associazione sorta per prestare aiuto ai profughi ebrei stranieri che fuggirono in Italia dalle prime persecuzioni in Germania e nei territori assoggettati al nazismo, e che tra il 1938 e il 1945 riuscì a mettere in salvo oltre 30.000 ebrei.
Quando, dopo l’8 settembre 1943, Valobra dovette nascondersi perché ormai segnalato alle autorità nazifasciste, Teglio, appoggiato dalla Curia di Genova e da non pochi funzionari del Comune, pose le basi per la creazione di una vera e propria organizzazione clandestina di salvataggio, iniziando con la fabbricazione di documenti falsi e di lasciapassare per gli ebrei alla macchia e per quelli che si apprestavano a fuggire all’estero.
Tra il 1943 e il 1944 la Delasem cominciò a progettare l’espatrio clandestino di interi nuclei di civili ebrei e Teglio ne fu nominato responsabile per tutto il nord Italia. A Teglio spettò il compito di studiare e pianificare percorsi di fuga più idonei per attraversare l’Appennino, la pianura padana e raggiungere il confine svizzero. Teglio fece miracoli e in pochi mesi la sua organizzazione riuscì a far fuggire da Genova decine e decine di ebrei.
La Delasem e Teglio operarono ininterrottamente, anche se tra molteplici difficoltà, fino al 25 aprile 1945, quando le truppe del generale Meinhold deposero le armi, arrendendosi alle formazioni partigiane.
La storia di Massimo Teglio è raccontata nel libro di Alexander Stille “Uno su mille”, Garzanti, e nel film per la TV “Fuga per la libertà”, con Sergio Castellitto.